Seconda Guerra dei Tre Re

Sommario

Testimonianze della Seconda Guerra dei Tre Re
L'inizio della guerra
La Battaglia di Oltrespina
Dispaccio dal Duca Sigfrido D’oltrespina per il re Alarico D’urso
Il Vescovo Arturo III dei Ludovici di Monfiore Scrive ai, Principe di Valleterna.
Dispaccio dalla Cittadina di Castamante, Conquistata Dagli Armati di Neenuvar.
La Vittoria del Patto del Sole
Dispaccio di ser Isidoro da Elianto al Principe Temistocle degli Alessadridi.
Il Cantore Ventogrigio del Clan del Cervo Riferisce al Principe Falcobrando sulla Disfatta
Le sorti della guerra
Ad Altabrina Giungono Notizie Dagli Alfieri Brinnici Accampati sui Monti della Spina.
Lo Stratega della Flotta Venale sul mar Bianco Riferisce a Vigezia.
Dispaccio dello Stratega Merida di Stanza a Conquista, Nell’oltrespina.
Dispaccio dal Capitano della Flotta Reale sul mar del Vespro, la Corona Perde il Controllo dell’isola dello Sperone.
Il Duca Wulfila Alanera Scrive ad Alarico D’urso sull’infausto Destino della Flotta Brumiana.
Castrum Fidei Liberata! Dispaccio del Vescovo Brandelio II dei Nardovino per il Principe Edoardo II dei Castamanti.
A Vinyamar Giungono Notizie sull’assedio di Monfiore.
Agli Accampamenti dell’asse Tetradico Giunge una Buona Novella: il Cavaliere della Malva è Stato Salvato.
Grazie ad un Dispaccio Brumiano Ntercettato nei Boschi D’oltrespina, gli Armati dell’asse Catturano il Duca Sigfrido.
Un Dispaccio da Lisandria Riferisce sulla Resa della Città Venale.
Ad Altea un Gàrgiaro Riferisce sul Golfo Grande.
Dispaccio del Barone Giulio Corvino Aloisi per re Aureliano dei Gastaldi: Litoranea Attaccata dal Mare e Saccheggiata.
Rapporto dei Miliziani Venali in Esplorazione a Calastea.
Dispaccio da Calastea per Temistocle degli Alessandridi: la Città si è Piegata Senza Combattere.
La Tregua
Il volgere dell'inverno
Le sorti della Guerra
A Vinyamar Giungono Buone Nuove, Monfiore è Caduta.
Un Dispaccio da Forte Guardiano Informa Alarico D’urso sui Movimenti dell’esercito Brumiano e sulla Partenza dell’erede Brumiano.
Da Tabbia Riferiscono sulla Linea di Difesa, Venali e Coronensi Sono Pronti a Respingere L’attacco delle Armate di Meridia.
Un Dispaccio da Lisandria Informa Temistocle degli Alessandridi sui Piani dello Stratega Demetrio da Piazza del Sole.
Giungono a Dimora Pessime Notizie dal Barone Vignalba, Grazie ad un Trucco i Neenuvaren Aggirano la Flotta Coronense nel mar Bianco.
Un Dispaccio da Vesta Giunge ad Altabrina. le Truppe del Patto del Sole Sono Pronte ad Assediare L’imponente Città del Principe Edoardo.
Rapporto dalle “Grasse”, le Mura Esterne di Vesta, per il Principe Edoardo dei Castamanti.
Missiva dello Stratega Demetrio lungo la Strada del Re, un Astuto Tranello ha Giocato gli Armati a Difesa del Trono
I Guardiacaccia Riferiscono a Dimora sull’avanzata del Patto del Sole.
A Vigezia Giunge un Dispaccio dalla Costamagna, gli Armati di Neenuvar, Meridia e Altabrina Marciano Congiunti Verso Dimora.
Un Dispaccio da Vesta Informa re Aureliano sul Fronte Valniano, i Rinforzi da Nord Stanno Arrivando.
A Meridia Giungono Notizie dalla Costamagna, la Battaglia è Imminente.
Lo scontro finale
La vittoria dell'Asse Tetradico
L’armigero Alarico Braganza Riferisce ad Alarico D’urso, Signore di Castelbruma.
A Vesta Giunge Notizia della Vittoria dei Campi Plachi.
Barduccio il Gentile Riferisce alla Nentari Malwen Elensil sulla Sconfitta.
Fra’ Cassio, dell'ordine dei Confratelli Erranti, Indirizza al suo re una Preghiera.
Il Barone Bonifacio Vitiniano III Cipridi si vanta della vittoria
Epilogo
Epilogo, parte I
Epilogo, parte II
Epilogo, parte III
La pace ritorna nelle Terre Spezzate
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Episodi principali: | L'inizio della guerra | La Battaglia di Oltrespina | Le sorti della guerra | La Tregua | Lo scontro finale | Epilogo

Nell’autunno inoltrato dell’anno 1258 dalla caduta di Altamar, alla notizia della morte di Re Cornelio dei Gastaldi, gli ambiziosi Principi di Meridia e Castelbruma dichiararono la loro pretesa al trono: la Guerra aveva inizio. Gli eserciti si muovevano per terra e per mare e presso le Corti giungevano ogni giorno notizie incomplete e incerte: missive, dispacci, semplici voci. I guerrieri corazzati di Castelbruma marciavano verso Valleterna, mentre le navi meride attaccavano la sempre agognata città di Calastea. L'Asse Tetradico si stringeva a difesa del Trono e schierava gli armati lungo i confini. Il forte di Castrum Fidei era ormai ricostruito e le lame dei Paladini pronte a bagnarsi del sangue dell'invasore.
In quei terribili giorni i Principi e i loro strateghi attendevano dispacci affidabili per sapere dove inviare i loro uomini.

Testimonianze della Seconda Guerra dei Tre Re

  1. Alleanza del Nord
  2. Asse Tetradico
  3. Branto parla ai suoi compagni
  4. Canti di battaglia del brinnico Alafiera
  5. Discorso per la difesa di Vesta
  6. Lettera di Morgana a suo padre
  7. Patto del Sole
  8. Racconti della Battaglia dei Campi Plachi

L'inizio della guerra

L’offensiva del Patto del Sole e dell’Alleanza del Nord.

Infauste Notizie Giungono da Castrum Fidei per il Principe Edoardo II dei Castamanti.
Vostra Altezza, annuncio la peggiore delle disfatte: Castrum Fidei è caduta.
Possa Aeterna mietere in fretta le nere anime dei Brumiani traditori, poiché l’esercito del Nord che nella notte è sceso dal Passo Tempesta conosceva passaggi nelle mura del forte di cui nemmeno il nostro Capitano della Fede sapeva. I barbari sanguinari ci hanno colto di sorpresa e le difese, perse le mura, non hanno retto. Cento dei nostri Paladini sono morti in battaglia, altri quattrocento sono stati presi in ostaggio e il forte è stato conquistato intatto. Gli infedeli non devono calare su Vesta, stiamo riorganizzando l’esercito lungo la Via del nord e ho inviato dispacci affinché il Vescovo Brandello II dei Nardovino invii uomini lungo la Via del Golfo per darci manforte da est. Una battaglia è persa, ma non la guerra, A Deo Victoria!

Dispaccio da Conquista per il Re Alarico D’urso sull’attacco alla città di Castamante.
Vostra Maestà, gli armati agli ordini del Duca Sigfrido hanno marciato attraverso la Foresta d’Oltrespina verso Castamante, per radere al suolo il villaggio del falso profeta, ma i Valniani erano pronti alla difesa della città e gli eserciti hanno ingaggiato battaglia tra i boschi ad ovest. I messi del Duca riferiscono che gli scontri si susseguono ma l’avanzata per il momento è ferma, quei bastardi tetradici si sono rivelati degli ossi duri!

Dispaccio sul Golfo Grande per il principe Falcobrando.
Le navi dei Gargiari controllano tutto il Golfo Grande e ogni giorno fanno grandi razzie! Abbiamo abbordato i mercantili di Corona del Re e poi siamo calati sul porto di Albaridia, siamo sciamati in città come furie e ci siamo portati via cento femmine valniane fino alla Gargiarocca! Grande è il bottino del Clan del Falco, grande la forza di Altabrina! Ghiaccio, Bruma, Sangue!

Giungono buone nuove sull’attacco via mare alla città di Calastea per il principe Temistocle degli Alessandridi.
Gloria agli Alessandridi! Le navi partite da Piazza del Sole sono scese su Calastea e il nostro esercito ha dato alle fiamme la città, il Fuoco merida ha finalmente punito l’arroganza venale. La flotta di Venalia era indebolita dai nostri alleati, le navi neenuvaren sono scese da Andunelen dividendo le forze di difesa e facendoci guadagnare una via d’accesso al porto, eludendo i vascelli della Vipera Bianca. Grande è stata poi la nostra sorpresa nel vedere navi battenti bandiera brumiana, appare incredibile che Alarico D’Urso sia riuscito a mettere in mare una piccola flotta!
Si festeggi la vittoria a Piazza del Sole, a maggior gloria di Sua Maestà il Leone del Deserto! Dal Nord non giunge nessun dispaccio ma solo voci di massacri e distruzione, probabilmente a Valleterna infuria la battaglia.

Le Navi della Corona Vengono Attaccate su più Fronti a Largo dell’isola dello Sperone, i Capitani Riferiscono a Dimora
Maestà, chiediamo immediatamente rinforzi! Gli ordini sono stati eseguiti e l’attacco ai vascelli neenuvaren è stato lanciato! Li avevamo in pugno quando navi scure sono uscite dalle nebbie a nord. Per un attimo ho pensato che fossero i vascelli della Basilissa ed ho gioito, ma ben presto lo sgomento ha avuto il sopravvento quando ho scorto le insegne di Castelbruma accompagnate da quelle col teschio! Siamo stati costretti a spingerci fino all’imbocco dello stretto, dove stiamo difendendo con tenacia, ma nulla possiamo fare per l’attacco dei maledetti Pirati all’isola!
Per favore, fate presto!

Dispaccio dall’isola delle Nebbie per il Principe Temistocle degli Alessandridi: si Combatte Anche sul mar D’alba.
Isola delle Nebbie. Quinto giorno di combattimento.
Sire illuminato, raggiungere capo d’Alba pare impossibile. Abbiamo incrociato le navi coronensi a largo dell’isola e li ho attaccati in forza quando ancora avevano le braghe calate. La stessa nebbia che mi ha permesso di attaccarli di sorpresa ha però consentito loro di nascondersi e prepararsi. Hanno avuto ingenti perdite ma ora la loro conoscenza del luogo gli dà un leggero vantaggio, se così si può chiamare. Ci troviamo nel peggior luogo per dare battaglia che ho mai visto: un dannato intrico di scogli avvolto da un muro di spessa caligine. È difficile comunicare con le altre navi sia per noi, sia per loro. Una delle loro navi è ora in mano nostra, ma non ho più notizie da giorni del capitano della Aurora .
Ogni giorno si combatte alla cieca, senza essere sicuri fino ad un attimo prima se la nave che si sta incrociando sia amica o nemica. Proverei ad uscire dalla nebbia ma temo di ritrovarmi in inferiorità di forze. Continuerò allora a colpire e a vincere ogni nave che mi si parerà davanti fin quando il ruggito del Leone non li farà fuggire come conigli! A maggior gloria del Sole di Meridia!

Ad Altabrina Giungono Notizie sul mar D'alba.
Falcobrando, quei cani sono talmente impegnati a farsi la guerra che possiamo passargli accanto e fargli vedere le nostre chiappe senza che se ne accorgano! Numerose navi del sud sono immerse nella spessa bruma marina a darsi battaglia vicino all’Isola delle Nebbie. Così, presto ce la spasseremo con le loro calde donne e ci prenderemo nuovi tesori prima ancora che se ne accorgano!
Ne teniamo in caldo una o due anche per te!

Dispaccio del Vescovo Arturo III dei Ludovici di Monfiore: a Valleterna la Situazione si Aggrava.
Vostra Altezza, il nemico giunge da ogni parte!
Abbiamo chiuso le porte e riempito i granai, preparandoci al peggio. Ogni giorno esploratori partono e tornano con notizie incombenti. A nord Castrum Fidei è perduta ed ora giungono voci che mentre i Paladini combattono nei boschi ad ovest, Castamante si è arresa ad una larga schiera di Mahtaren che hanno attraversato in una sola notte lo stretto del Cimento. Neanche io lo avrei creduto possibile, ma i Neenuvaren hanno costruito un ponte di barche e sono calati in forze poco lontani dalla cittadina, alle spalle delle nostre schiere.
Che Sidereo ci protegga.

A Castelbruma Giungono Dispacci sulla Presa di Castamante.
Maestà, abbiamo catturato un Paladino e lo abbiamo costretto a parlare! Abbiamo scoperto che i deboli Neenuvaren hanno approfittato dello scontro nei boschi occidentali per prendere Castamante. Hanno superato non so come lo stretto e l’hanno invasa senza difficoltà dal momento che era senza difese.Una volta schiacciati questi Valniani pezzenti mi prodigherò per annientare anche gli orecchie a punta. Vi aprirò la strada verso est con la forza! Non temete!

Un Disperato Dispaccio da Andùnelen: la Città è Stata Saccheggiata dalla Flotta Brumiana.
Mia Nentàri,
pesante è il mio cuore nel portarvi queste gravi notizie.
Mornie caita i falmalinnar! Una nera minaccia è giunta dal mare, approfittando dei troppi fronti su cui i nemici impegnano la nostra flotta. Con il favore delle tenebre alcune navi brumiane sono approdate nei pressi di Andunelen, incendiando il porto e saccheggiando molte case prima che potessimo respingerli. I vili invasori se ne sono andati in silenzio così come erano venuti e la città è nuovamente sotto il nostro pieno controllo, ma molte e dolorose sono state le perdite che abbiamo subito. La Madre protegga i Brumiani dalla nostra vendetta, perché dopo la triste notte non conosceremo più pietà.

Un Messo Inviato dai Feroci Gargiari Riferisce ad Altea.
Mio Principe, una grande vittoria per il Nord! Le nostre agili navi sono discese non viste fino alle coste di Meridia e in questo momento stanno già facendo ritorno, rallentate solo dal peso del troppo bottino!
I nostri guerrieri hanno menato grande scompiglio e distruzione nella Costa Elia, colpendo con la rapidità del falco prima che gli sciocchi Meridi potessero reagire. Quasi tutti i Brinnici sono tornati sulle navi sani e salvi, portando con sé moltissime anfore d'olio, dolce uva matura, sete pregiate, vino del Sud e donne per festeggiare! Ai cani Meridi non è rimasto che implorare invano!

Il Capitano dell'incudine, Nave Ammiraglia di Castelbruma, Riferisce al suo Principe Circa il mar del Vespro.
Mio Re,
le caravelle dei Gastaldi ci hanno attaccato in forze giungendo attraverso il Cimento. Le navi dei Pirati sono fuggite e siamo stati costretti ad allontanarci dall'Isola dello Sperone. Da lunghi giorni affrontiamo il mare aperto sotto la pioggia battente e comunicare con la flotta è difficile. Tre delle nostre navi sono scomparse e una quarta è stata catturata, non sappiamo se dai Venali o dai Neenuvaren. Stiamo organizzando una controffensiva per conquistare l'Isola dello Sperone, che lanceremo appena il tempo migliorerà. Quando l'Isola sarà nostra avremo il controllo del Cimento e finalmente la via libera per assediare Dimora dal mare.

Dispaccio dalle Pendici Meridionali dei Monti della Spina per la Nentari Malwen Elensil.
Mia Nentàri,
un’ingente flotta di navi della Corona ha percorso lo stretto e spezzato il nostro ponte di barche nascosto. Il nostro avamposto è rimasto così tagliato fuori e non potevamo né raggiungere Castamante, per via delle schiere nemiche tra noi e la città, né tornare indietro verso la nostra cara terra. Presi dallo sconforto molti di noi pensavano di arrendersi al nemico ma il nostro Eldalièste Firion Mùilemir ci ha guidati nella più audace delle imprese. In trenta, tra Eredi, Pitti e Umani, abbiamo marciato tutta la notte nascosti dalla foresta fino a giungere alle pendici dei Monti della Spina. Pensavamo di aspettare tra le montagne ma i nostri esploratori hanno avvistato un gruppo di soldati brumiani che si stava muovendo in segreto lungo i monti.
Il giovane e valoroso Firion ci ha allora condotti lungo la loro via fino al calar delle tenebre, quando ha ordinato l’attacco. Presi ai fianchi di sorpresa le loro fila si sono spezzate ed uno ad uno li abbiamo catturati e uccisi.
Due Cavalieri, un Capitano ed un Guardiano della Torre sono ora nostri prigionieri, ma il Capitano della Torre in comando, quel Godvino che fu fratello del Duca Sigfrido d’Oltrespina, è stato giustiziato sul posto. Firion ha preso lo spadone del Capitano e gli ha spiccato la testa dalle spalle sentenziando: “Io, Firion, figlio bastardo di Alarico d’Urso, ti giustizio come farebbe mio padre. E, quando ti sarai ricongiunto alla Madre, porta con il vento queste parole alle sue orecchie: "Atar, Amin delothalle ”.
Un nuovo eroe sorge tra le fila del Patto del Sole, Firion Mùilemir, l’antico sangue si risveglia!

A Vigezia Giungono Notizie Disperate sulla Città di Lisandria.
Mia Serenissima Basilissa, Lisandria è cinta d’assedio dalle truppe meride giunte da Irradia. Qualche giorno dopo che il grosso della milizia aveva ripiegato alla protezione di Tabbia e dei confini con Corona del Re è stato avvistato l’esercito degli Alessandridi giungere da sud, risalendo la Cost’Elia; ho temuto che la città avrebbe capitolato immediatamente senza i soldati a difenderla, ma grandi sono il coraggio e la fede dei vostri sudditi e Lisandria non cade.
Il popolino, soffrendo la fame e gli stenti, si è asserragliato in città e, infervorato dall’Ecclesia Tetradica, respinge i tentativi di prendere le mura con indescrivibile ardimento! La situazione è grave, ma con l’aiuto di Sidereo Lisandria reggerà.

La Battaglia di Oltrespina

Si prepara la prima grande battaglia dei Tre Re

Dispaccio dal Duca Sigfrido D’oltrespina per il re Alarico D’urso
Vostra Maestà,
Valleterna deve aver concentrato ai margini del mio Ducato la maggior parte delle sue forze, rincalzi coronensi e venali affluiscono ogni giorno per rinforzare le loro difese e non posso prevalere. Come se ciò non bastasse, sono dolente d’informarvi che anche le schiere del Patto del Sole hanno rinunciato a marciare su Monfiore per puntare diritte su Conquista. Siamo impegnati su due fronti e gli armigeri, tra quelli feriti e quelli presi prigionieri, cominciano a scarseggiare.
Vi scongiuro di calare a sud alla testa del vostro invincibile seguito per travolgere i nemici che ci accerchiano. Nell’attesa del vostro arrivo resisteremo fino all’ultimo!

Il Vescovo Arturo III dei Ludovici di Monfiore Scrive ai, Principe di Valleterna.
Altezza,
la nostra bella terra è in pericolo. Il fiore della nostra nobiltà dona il proprio sangue tra le selve della maledetta Foresta d’Oltrespina, battendosi senza tregua contro gli eterni nemici di Valleterna, i Brumiani. Dal mare sono giunti gli armati del Patto del Sole e, dopo la caduta di Castamante, hanno preso anche loro la via dei boschi puntando diritti verso Conquista. Sul loro cammino purtroppo stanno i Paladini che ci sono rimasti e i maledetti Armigeri della Torre al comando del Duca Sigfrido. Vi scongiuro, Altezza, di accorrere in soccorso dei vostri valorosi sudditi e di scendere in battaglia con il vostro formidabile seguito; solo grazie a voi e alla reliquia del Profeta potremo ottenere la vittoria!

Dispaccio dalla Cittadina di Castamante, Conquistata Dagli Armati di Neenuvar.
Mia Nentàri,
la strada per l’Oltrespina è aperta. Dopo aver occupato, senza colpo ferire, il villaggio di Castamante, abbiamo preso la via delle selve diritti verso Conquista. Se riusciremo a prendere l’Oltrespina, quando saremo indipendenti, dopo la guerra, le terre di Neenuvar saranno grandi il doppio e il nostro popolo potrà crescere e moltiplicarsi in pace. Ma ora i boschi sono infestati dai feroci guerrieri dell’Alleanza del Nord e dalle schiere valniane. Essi ci superano largamente in numero ed ogni giorno arrivano da nord e da est rinforzi per i loro ranghi! Mia Signora, vi prego d’inviare il possente Echtelion con il vostro seguito nell’Oltrespina, solo il valore di armati tanto abili potrà permetterci di prevalere.

La Vittoria del Patto del Sole

L’esercito di Meridia e Neenuvar trionfa sul campo d’Oltrespina.

Dispaccio di ser Isidoro da Elianto al Principe Temistocle degli Alessadridi.
Vostra Altezza Solare, è con gioia che vi annuncio che ieri, nelle scure foreste dell'Oltrespina, il Sole è tornato a splendere con maggior vigore che mai. Il Patto del Sole, la nostra alleanza con i Neenuvaren, ha sconfitto le altri parti in gioco per il Trono delle Terre Spezzate. Purtroppo, a caro prezzo abbiamo pagato questa esaltante vittoria, che segna un punto fermo verso l'ascesa al trono degli eredi di Alessandro.
Un primo scontro con le forze dell'Asse è avvenuto sulla sommità di una collinetta, vicina ad un santuario. Per la schermaglia ci siamo alleati con Brinnici e Brumiani per attaccare congiuntamente l'Asse Tetradico, che disponeva di una schiera di armati scintillante e imperiosa. Purtroppo al termine dello scontro abbiamo ritrovato Saul, morto per mano dei nostri nemici. A lui volgo ora il mio pensiero, si è sacrificato per il bene dell'esercito, e non sarà dimenticato. Nel contempo ho rinvenuto anche il cadavere del Vescovo Morgante dei Ludovici, ucciso, pare, da un Cantore brinnico di nome Guforosso. Il corpo del vescovo è stato subito riconsegnato ai Valniani, che hanno provveduto poco dopo a catturare e giustiziare sommariamente Guforosso.
Infine, dopo esserci rifocillati ed organizzati, abbiamo raggiunto il luogo della battaglia decisiva. Abbiamo stretto alleanza con il Principe Alarico, alla testa dell'Alleanza del Nord, e subito sconfitto e messo in fuga le forze dell'Asse. Dopodiché, con le forze del Nord divise e ferite (abbiamo lasciato che fossero loro a sfondare le linee nemiche), il campo era nostro e siamo così riusciti a prendere prigionieri molti armati brinnici e brumiani.
Il Principe Alarico ha invocato la ritirata, così solo il Sole è rimasto a splendere sul campo di battaglia, per la maggior gloria del Leone!

Il Cantore Ventogrigio del Clan del Cervo Riferisce al Principe Falcobrando sulla Disfatta
Principe, l'Oltrespina innanzitutto è stata la tomba del mio maestro, morto per colpa di quel cane bastardo che viene chiamato Il Magnifico. L’Alfiere Guforosso non meritava una morte così, non per mano di uno sporco Valniano; che il suo spirito guidi la mia voce e vegli su di noi.
Abbiamo subito molte sconfitte e ottenuto qualche vittoria ma purtroppo la fine è stata ingloriosa. La battaglia campale vedeva noi e il Patto del Sole contro l'Asse Tetradico, ma i Neenuvaren e i Meridi, una volta battuto l'Asse, hanno attaccato l'Alleanza del Nord decretandone la sconfitta. Il Principe Alarico è fuggito con alcuni Brumiani ed anche gli Sciamani Crindiluce e Mantocielo sono riusciti a scappare per evitare di essere catturati dai Neenuvaren, destino che è toccato a tutto il resto di noi. L’Alfiere Ventofiero, per garantire un trattamento dignitoso ai nostri fratelli prigionieri, ha dovuto arrendersi ai figli degli Elfi che, in cambio, l'hanno lasciato libero. Ventofiero ha quindi parlamentato con i Neenuvaren riuscendo a garantire anche la mia libertà. Purtroppo per il resto della delegazione non c'è stato nulla da fare.

Le sorti della guerra

Dopo la battaglia d’Oltrespina si continua a combattere nelle Terre Spezzate. l’Alleanza del Nord vacilla, l’inverno avanza velocemente.

Ad Altabrina Giungono Notizie Dagli Alfieri Brinnici Accampati sui Monti della Spina.
Falcobrando, ci ritiriamo da queste foreste maledette. Noi gettiamo in battaglia rabbia e forza mentre i Brumiani hanno perso l’impeto dei primi attacchi…e così, ogni giorno, almeno dieci, venti uomini liberi di Altabrina vengono uccisi o fatti prigionieri.
Lo Stretto del Cimento è controllato dai Neenuvaren e, se la resistenza all’Isola dello Sperone cede, il Patto avrà libero accesso al Mar Bianco. I Mahtaren del Patto sciamano da sud, a ovest Conquista è ormai perduta e ad est c’è Monfiore pronta a dare battaglia.Noi da qui ce ne andiamo.


Lo Stratega della Flotta Venale sul mar Bianco Riferisce a Vigezia.
Serenissima Altezza, le ultime schiere di Edoardo impegnate nell’Oltrespina hanno ripiegato a Monfiore aumentando le difese alla cittadina del Vescovo Arturo III dei Ludovici. Le loro staffette indicano chiaramente che il Patto sta invadendo in massa l’Oltrespina e sarà impossibile riprenderla, almeno per il momento. Lo Stretto del Cimento è controllato totalmente dai Neenuvaren, ed è strettamente necessario che la resistenza all’Isola dello Sperone non ceda o il Patto avrà libero accesso al Mar Bianco. Dei contingenti dell’Alleanza non si è più avuta notizia e una calma a mio avviso spaventosa regna al Nord.
Credo che preparino la controffensiva…

Dispaccio dello Stratega Merida di Stanza a Conquista, Nell’oltrespina.
Vostra Altezza Lucente, le armate dei nostri alleati hanno preso saldamente possesso della Foresta d’Oltrespina. Conquista è ora occupata da manipoli di Mahtaren. Hanno a lungo cercato nella Foresta ma non c’è traccia del Duca Sigfrido, temo che sia riuscito a fuggire prima che le nostre linee sfondassero. Lo Stretto del Cimento è ormai nelle nostre mani, ma se la battaglia all’Isola dello Sperone non dovesse volgere a nostro favore, comunque non avremmo via libera all’ingresso della flotta e tutto questo sarà stato inutile!
Vi prego di convogliare gli sforzi sull’Isola e anche il Mar Bianco sarà nostro.

Dispaccio dal Capitano della Flotta Reale sul mar del Vespro, la Corona Perde il Controllo dell’isola dello Sperone.
Maestà,
la battaglia è persa, l'Isola dello Sperone è perduta.
Negli scorsi giorni la pioggia è finalmente cessata e abbiamo navigato in mare aperto impegnando l'avanguardia della flotta Neenuvaren e affondando due loro navi. Purtroppo non siamo riusciti ad avvistare le navi meride né quelle brumiane e, quando abbiamo fatto ritorno all'Isola dello Sperone, vi abbiamo trovato lo stendardo di Vinyamar.Temo che i traditori Neenuvaren siano giunti sull'isola dall'Oltrespina usando barche leggere e abbiano attaccato in massa, conquistando il porto e le caravelle alla fonda. Ora gli Elfi controllano entrambe le sponde del Cimento e hanno via libera attraverso il Mar Bianco!
Le altre navi della nostra flotta sono già riparate verso Dimora o sono state attaccate dalle forze di Meridia, solo gli Dèi lo sanno. Il villaggio di Castamante è saldamente in mano ai Neenuvaren ed è stato un miracolo se siamo riusciti a oltrepassarlo.
Confido nell'inverno, che rallenterà l'avanzata del Patto del Sole, ma le nostre forze si assottigliano, la flotta venale è stata danneggiata quasi quanto la nostra e non potremo impedire a lungo alle navi nemiche di assediare Dimora.

Il Duca Wulfila Alanera Scrive ad Alarico D’urso sull’infausto Destino della Flotta Brumiana.
Alarico,
pochi naufraghi disperati sono tutto ciò che resta della flotta di Castelbruma.
I sopravvissuti riferiscono che le nostre navi sono state respinte dall'Isola dello Sperone, ora in mano al Patto del Sole, e spinte in mare aperto dove soverchianti forze neenuvaren hanno circondato e catturato o affondato la nostra flotta.
Temo di dovervi riferire che l'Incudine è stata catturata integra ed è la nuova ammiraglia della flotta di Vinyamar.
Mi dolgo che non abbiate voluto accettare il mio consiglio quando vi dissi che gli uomini della bruma non sono fatti per il mare.

Castrum Fidei Liberata! Dispaccio del Vescovo Brandelio II dei Nardovino per il Principe Edoardo II dei Castamanti.
Vostra Altezza! Gli Dei hanno ascoltato le nostre preghiere!
Mentre con i miei Cavalieri risalivamo la Via del Golfo, pronti a dare manforte a Castrum Fidei, la mia avanguardia mi ha riferito con immensa meraviglia di una visione tanto incredibile che ho affrettato il passo finché non ho potuto vedere con i miei occhi. Con gioia che il mio cuore non può descrivere Vi riferisco che numerosi drappelli di armati brumiani risalgono in buon ordine ma sveltamente la strada verso il Passo Tempesta: hanno abbandonato la città! Castrum Fidei è libera! Io stesso stentavo a credere a questo inaspettato prodigio ma vi assicuro che è la verità. Diramate dispacci da Vesta ad ogni Vescovo e Cavaliere riferendodi questa buona novella.
Mio signore, finalmente un raggio di sole che giunge dal Perfettissimo illumina il cammino di gloria che ci porterà a resistere e trionfare in questa guerra.

A Vinyamar Giungono Notizie sull’assedio di Monfiore.
Mia Nentàri,
la campagna valniana volge al meglio, le nostre forze di stanza a Castamante e nell'Oltrespina controllano ora i territori a sud di Monfiore fino al Fiume Cristallo e la stessa città che un tempo aveva nome Moinalfirin è sotto attacco; ma l'inverno si avvicina e, nonostante le antiche mura elfiche non siano fatte per resistere aglicapitolare la città.

Agli Accampamenti dell’asse Tetradico Giunge una Buona Novella: il Cavaliere della Malva è Stato Salvato.
Il dispaccio che gli armati dell'Asse Tetradico hanno recuperato sul campo d'Oltrespina è giunto appena in tempo per salvare il Cavaliere della Malva ed i suoi Paladini da morte certa, o dall'infame prigionia. Un drappello di armati, sotto la guida di Ser Romualdo e Dama Romilda della Rovere, Cavalieri di Centrovalle Marino, si è mosso attraverso le campagne per fermare il buon Ser Galvano della Malva e l'ha intercettato lungo la costa, ad est del fiume, prima che scoprisse la sua presenza e venisse proababilmente catturato. Per il momento l'impresa di riprendere la città del Profeta appare come pura follia, i Neenuvaren controllano l'intera regione fino al fiume.
La visione che si scorge dalla foce del fiume Scarlatto è sconfortante: lungo la costa, fin dove si perde lo sguardo, sono alla fonda navi del Patto del Sole, i veloci vascelli neenuvaren e le possenti navi da guerra meride sono in attesa di dare battaglia nel Mar Bianco. Vostra Altezza, sono innumerevoli! Avvisate immediatamente gli alleati venali e Sua Maestà!

Grazie ad un Dispaccio Brumiano Ntercettato nei Boschi D’oltrespina, gli Armati dell’asse Catturano il Duca Sigfrido.
È nostro! Finalmente abbiamo messo fine alle incursioni di quel mastino asservito ad Alarico D’Urso. Finalmente Sigfrido, il Duca d’Oltrespina, è in catene e sta marciando verso Vesta. Confido che non vedrà la luce del Sole per molto tempo, Altezza.
Che Sidereo benedica i coraggiosi uomini che hanno recuperato il messaggio nelle foreste d’Oltrespina e ci hanno permesso di assicurare un criminale alla giustizia dell’unico e vero Re, Aureliano dei Gastaldi.

Un Dispaccio da Lisandria Riferisce sulla Resa della Città Venale.
A sua Altezza Solare il Principe di Meridia Temistocle degli Alessandridi. Con la presente informo che, oggi, primo giorno della prima decade di Nevoso, Lisandria è caduta nelle mie mani. La situazione che si pone di fronte ai nostri occhi è più severa di quanto mi sarei aspettato. La città sarebbe dovuta cadere da giorni, settimane forse, e pare proprio che gli uomini di questa città abbiano resistito nutrendosi della sola parola del Perfettissimo e riscaldandosi con la fede.
Non ci sarà saccheggio a Lisandria perché non è rimasto più nulla. Anzi, probabilmente perderemo molti approvigionamenti per nutrire le schiere di magri e malati profughi che stamane hanno aperto le porte della città e si sono arresi a noi. Almeno uno ogni quattro non passerà l’inverno, taluni per debolezza dovuta alla fame, altri per le malattie che ammorbano l’aria. Tossi e febbri sono all’ordine del giorno, e alcuni dei miei uomini sono rimasti contagiati nell’aiutare quei poveracci. Ho dovuto bruciare alcune stalle, con le asciutte giovenche al loro interno. Temo che possa ritornare la peste, mio signore!
Vi prego di permetterci di fermarci qui a far riposare e riprendere l’esercito. Che possa curare i miei feriti, e risanare dai malanni le nostre come le fila nemiche, e vi assicuro che tra un mese potrò riprendere l’avanzata con uomini rinnovati nel corpo e nello spirito! Attendo ordini...

Ad Altea un Gàrgiaro Riferisce sul Golfo Grande.
Mio signore Falcobrando,
le navi della Corona si sono ritirate ormai da tempo, sono settimane che non ne avvistiamo nel Golfo Grande. La ridicola flotta dei Valniani è stata completamente distrutta e siamo noi i signori incontrastati del Golfo, nessuno si azzarda a sfidarci in mare.
Attendiamo i tuoi ordini mio signore, chi dobbiamo saccheggiare?

Dispaccio del Barone Giulio Corvino Aloisi per re Aureliano dei Gastaldi: Litoranea Attaccata dal Mare e Saccheggiata.
Maestà,
una decade or sono la vostra flotta del Mar d'Alba è scomparsa, non una vela abbiamo visto al largo per giorni e giorni e l’inquietudine ha invaso i nostri cuori. Questa mattina alle prime luci il mare era punteggiato di bianco, una flotta si avvicinava alla mia città. Non batteva i vostri colori, Maestà, ma quelli del Leone del deserto ed ora Litoranea brucia. Dove sono le nostre belle navi? Giacciono sul fondo dell’oceano, io temo, o riparano a Capo d’Alba battute e disperse. Vi scongiuro di difendere il Braccio del Sole, Sire, o gli Alessandridi arriveranno a Dimora.

Rapporto dei Miliziani Venali in Esplorazione a Calastea.
Vostra Serenissima Altezza,
da circa una settimana non si alzano fumi d’incendi a Calastea. Ci siamo dunque avvicinati senza timore alle porte, ma con orrore le abbiamo scoperte presidiate d’armati meridi in ozio anche se dall’aria per nulla bellicosa. I Guerrieri delle Sabbie avevano preso laì città, ma vi giuro, Altezza, che non s’era visto in lontananza nessun segno d’assalto o battaglia. Più d’appresso non abbiamo veduto un cadavere nei pressi delle mura né una scala o alcuna traccia d’un campo d’assedio. Armati d’audacia e travestiti da pellegrini, siamo entrati quindi in città sotto lo sguardo pigro delle guardie e, con meraviglia sempre crescente, ci siamo accorti che all’interno delle mura non vi erano tracce di saccheggio, anzi si vedevano ronde di Miliziani venali fraternizzare con i Meridi e le innumerevoli puttane di Calastea tentare gli uni e gli altri. Un cugino di uno degli armati al mio comando mi ha rivelato che ogni sera il Barone Magno Demone Cipridi e lo Stratega degli Alessandridi danno banchetti per notabili ed ufficiali e distribuiscono grano al popolo. In verità, Mia Signora, spero che la guerra vada come deve andare, ma per quanto riguarda Calastea è già finita, anzi, non è mai iniziata.

Dispaccio da Calastea per Temistocle degli Alessandridi: la Città si è Piegata Senza Combattere.
Vostra Eccellenza Solare,
la popolosa Calastea è caduta nelle nostre mani senza combattere, non ci è costata un armato, il suo prezzo è stato esclusivamente la rinuncia al saccheggio. La città è governata da un uomo saggio quanto amabile: il Barone Magno Demone Cipridi. Egli, al nostro sopraggiungere ha spalancato le porte e ci ha accolto alla testa dei suoi miliziani che, per primi, assieme alla cittadinanza, ci hanno abbracciati come fratelli. Ho personalmente stabilito con il Barone e giurato solennemente alla plebe ed ai signori che la città non avrebbe subito alcun sacco e che il regolare svolgersi dei commerci e della vita di ciascuno non sarebbe stato turbato. Quale esempio di convivenza tra i nostri popoli è ora Calastea! Auspico che vogliate far conoscere ai suoi pari l’esempio del Barone Cipridi così che tutti i Venali, e con loro la Basilissa, comprendano quanto è conveniente la pace sotto il nostro dominio e quanto è sciocco resistere al Leone.

La Tregua

L’inverno arresta l’avanzata degli eserciti e Re Aureliano dei Gastaldi indice un banchetto a Corona del Re per tentare una via diplomatica e scambiare i prigionieri di guerra
Il gelo era infine giunto nelle Terre Spezzate e con esso la neve, araldo di una fragile tregua che aveva fermato l’avanzata del Patto del Sole.
L’Asse Tetradico, stretto nell’estrema difesa di Corona del Re, aveva resistito per l’intero autunno agli attacchi da nord e sud, seppur con gravi perdite di terre e uomini.
A Rilmeren e Piazza del Sole il popolo e le corti erano in festa per le molte vittorie riportate, l’attesa del disgelo carica di speranze.
Al settentrione, in seguito alla dura sconfitta riportata sul campo d'Oltrespina, regnava un insolito e inquietante silenzio. Poche erano le notizie sull’Alleanza del Nord.
Poiché l’inverno aveva imposto alle armate una tregua, Aureliano dei Gastaldi aveva invitato i Principi delle Terre Spezzate e i loro seguiti a Porto Bianco per un incontro diplomatico. Molti prigionieri eccellenti, catturati dalle tre alleanze in lotta per il Trono, furono così condotti al banchetto per essere scambiati o riscattati.

Il volgere dell'inverno

L'inizio del 1259
Sotto un pesante manto di neve le Terre Spezzate entrarono nell’anno 1259 dalla conquista degli Uomini del Mare. L’inverno, gelido e impietoso come non se ne rammentavano da anni, aveva offerto un rigido riposo al regno dilaniato dalla guerra. La Tregua indetta da Sua Maestà Aureliano dei Gastaldi aveva visto sciogliersi l’Alleanza del Nord, sconfitta sul campo d’Oltrespina. Il Principe Alarico d’Urso si era piegato al giovane Re e alla fede tetradica, ma un alto pegno di fedeltà gli era stato chiesto dal Re quale prova di rinnovata fedeltà al Trono dei Gastaldi. L’infante erede di Castelbruma, Goffredo d’Urso, sarebbe andato ostaggio al Magnifico Principe di Valleterna, cresciuto in terra straniera. Il prezzo del perdono reale era stato stabilito, al disgelo l’esercito brumiano avrebbe combattuto sotto l’egida dell’Asse.
I mai domi barbari d’Altabrina avevano invece stretto alleanza con il Patto del Sole, bramosi di libertà e bottino sarebbero scesi in battaglia al fianco di Neenuvar e Meridia per porre sul trono Aristarco degli Alessandridi.
Nei primi giorni di pluvioso a Valleterna e Corona del Re la popolazione, stretta nelle mura cittadine, pregava Aeterna “Qui dat nivem sicut lanam” affinché l’inverno rallentasse le truppe di invasione del Patto del Sole. A sud e nell’Oltrespina gli armati del Patto, forti della conquista di città e territori, aspettavano impazienti la fine della tregua preparando l’offensiva. A Meridia e a Neenuvar s’invocavano e il Sole e la Primavera, quali segni di rinascita e speranza che conducessero a un nuovo corso della storia.
Le truppe di Venalia e Corona del Re, radunate a Tabbia ancor prima dell'inverno, attendevano l’avanzata di quelle meride, uscite dalla città di Lisandria sotto il comando dello Stratega Demetrio da Piazza del Sole. Ma la Volpe del Deserto aveva ancora una volta ingannato i suoi avversari, giacché le truppe meride erano invece sbarcate lungo la costa coronense e, risalito il Gran Querceto, marciavano verso Dimora...

Le sorti della Guerra

Passato l’inverno si riprende a combattere nelle TerreSpezzate, il Patto del Sole prepara l’offensiva finale.

A Vinyamar Giungono Buone Nuove, Monfiore è Caduta.
Mia Nentàri,
come avevate previsto, le antiche e fragili mura di Moinalfirin non hanno potuto sopportare più d’un mese d’assedio. Con dolore abbiamo dovuto distruggere un’opera di grande eleganza, ma non temete, Nentàri, le ricostruiremo più belle e più solide di prima. Le forze brinniche radunate dall’Oltrespina hanno combattuto con ferocia al nostro fianco; essi sono dei prodi alleati, anche se la loro furia è, talvolta, eccessiva. Monfiore è nostra, abbiamo fatto prigioniero il Signore della città, Arturo III dei Ludovici e gli abbiamo reso l’onore delle armi per la valente difesa. I Brinnici intendevano strappargli il cuore e dare la città alle fiamme, ma con la saggezza siamo riusciti a trattenerli. Tuttavia essi, ansiosi di vendicare l’infame assassinio dell’Alfiere Guforosso, hanno voluto al più presto mettersi in marcia alla volta di Vesta, dove si dice sia asserragliato il Magnifico. Firion Mùilemir ha parlato in loro sostegno e i Mahtaren, convinti dalle sue ardenti parole, ora marciano compatti verso nord per conquistare la capitale di Valleterna.

Un Dispaccio da Forte Guardiano Informa Alarico D’urso sui Movimenti dell’esercito Brumiano e sulla Partenza dell’erede Brumiano.
Vostra Altezza,
il ritiro1 delle nostre armate dal Sud è terminato. Gli ultimi sopravvissuti sono giunti ed è ormai una settimana che non arriva più nessuno. Tutti gli armigeri disponibili sono impegnati a rinforzare le difese del passo, state certo che di qui nessuno straniero invaderà la nostra terra. Vi informo inoltre che il principino Goffredo, con la sua scorta, ha lasciato Castelbruma due giorni or sono. Vostro figlio è forte e sopravvivrà in terra straniera. Tutta la guarnigione ha voluto vederlo e salutarlo. Gli uomini sono tristi, ma confidano che un giorno tornerà a casa. Vi ringraziamo per il vostro sacrificio, Altezza, e che Aeterna maledica i Valniani senza cuore.

Da Tabbia Riferiscono sulla Linea di Difesa, Venali e Coronensi Sono Pronti a Respingere L’attacco delle Armate di Meridia.
Mia Signora,
i rinforzi di Sua Maestà, guidati dal Barone Quinto Fabiano Massimo della Torre, sono giunti a Tabbia, dove le nostre truppe si sono asserragliate a creare una invalicabile linea di difesa. Staffette riferiscono di movimenti dell'esercito merida, lo Stratega Demetrio da Piazza del Sole è stato visto fare i preparativi per la partenza da Lisandria e si pensa che presto incomincerà la sua avanzata verso nord.

Un Dispaccio da Lisandria Informa Temistocle degli Alessandridi sui Piani dello Stratega Demetrio da Piazza del Sole.
Vostra Altezza solare,
le truppe venali e coronensi, comandate dal Barone Quinto Fabiano Massimo della Torre, stanno formando un possente fronte difensivo a Tabbia. Stiamo preparando le truppe per l'attacco ma, al contrario di quello che faremo credere al nemico, anziché tentare di sfondare il blocco, lo Stratega Demetrio ha deciso di caricare gli armati sulle nostre navi alla fonda nel golfo di Lisandria e successivamente sbarcare più a nord..
Una volta nel Gran Querceto, coi rinforzi nemici lontani, l'avanzata sino a Dimora non troverà oppositori!

Giungono a Dimora Pessime Notizie dal Barone Vignalba, Grazie ad un Trucco i Neenuvaren Aggirano la Flotta Coronense nel mar Bianco.
Vostra Maestà,
dolenti sono le nuove di cui mi faccio latore. Il nemico ci ha battuti in astuzia riuscendo ad aggirare il blocco che avevamo posto a difesa della capitale. Se solo Canuto mi concedesse questa possibilità darei volentieri la mia vita e la mia nave perché non fosse mai accaduto.
I Neenuvaren hanno tentato un aggiramento ma, proprio quando temevamo di lasciare scoperto un fianco abbiamo visto giungere le vele di Alarico d’Urso a coprirci le spalle e ci siamo dedicati ad inseguire i figli degli Elfi. Mai errore fu tanto tragico! I vascelli brumiani ospitavano truppe nemiche e ora fanno vela verso la costa senza nessuna possibilità per noi di raggiungerli in tempo. La mia nave è l’unica che possa ancora farcela e non appena avrò sbarcato il messaggero che vi porterà questa mia, andrò da solo a tentare di rallentare la loro avanzata.
I Quattro mi aiutino e sempre veglino sulla VostraGloriosa Maestà!

Un Dispaccio da Vesta Giunge ad Altabrina. le Truppe del Patto del Sole Sono Pronte ad Assediare L’imponente Città del Principe Edoardo.
La capitale degli infedeli Valniani è davanti a noi.
Quando vi siamo arrivati i guerrieri hanno cominciato a mormorare, le mura erano immense, per gli Spiriti! Anche gli Eredi erano impressionati, nessuno di loro aveva mai visto delle fortificazioni così imponenti.
Alcuni dei loro capitani hanno cercato di risollevare gli animi, ma senza successo. Poi il possente Erede di Monfiore ha preso la parola, il suo nome è Firion Mùilemir e si dice che sia un bastardo del Principe dei Brumiani traditori. Ha gridato che il fegato dei figli degli spiriti era ormai carne per i cani, che gli uomini si circondano di mura quanto meno sono valorosi. Ci ha indicato le punte delle chiese che si alzavano oltre le fortificazioni…brillavano d’oro e argento e, sconfitti i Valniani, saranno nostre! I guerrieri hanno gridato forte il nome di Firion e hanno voluto che fosse lui tra gli Eredi a guidarci in battaglia. Anche i Neenuvaren ne apprezzano le doti guerriere ed ora è il bastardo a capeggiare l’assedio di Vesta.

Rapporto dalle “Grasse”, le Mura Esterne di Vesta, per il Principe Edoardo dei Castamanti.
Altezza,
come sapete le forze del Patto del Sole sono in vista delle mura esterne e si apprestano a circondare la città.
Questa mattina è giunto dal Nord un drappello d’impolverati armigeri brumiani. Il Principe di Castelbruma ha deciso, contrariamente alle sue abitudini, di onorare i suoi impegni e ha inviato alla vostra corte suo figlio con una scorta. Ora, se l’assedio durerà a lungo, dovremo preoccuparci anche di nutrire il figlio del tiranno e i suoi sudici accompagnatori. Almeno faremo in modo che segua la vera fede, invero potrebbe essere una buona speranza per la conversione del Nord alla parola del Perfettissimo. Gli esploratori riferiscono inoltre una notizia curiosa: gli assedianti hanno acclamato un nuovo condottiero. Sembra che il figlio bastardo di Alarico D’Urso abbia preso il comando dei traditori. Evidentemente è destino di noi Valniani incrociare le armi con i cani Brumiani, anche quando combattono dalla nostra parte…

Missiva dello Stratega Demetrio lungo la Strada del Re, un Astuto Tranello ha Giocato gli Armati a Difesa del Trono
Venali e Coronensi sono caduti nell’inganno ordito a Lisandria e, mentre le loro truppe continuano ad attendere asserragliate nella città di Tabbia, sicure della propria strategia difensiva, le nostre sono sbarcate ad est di Querciantica.
Con un fulmineo attacco abbiamo sorpreso i Guardiacaccia mettendo a ferro e fuoco la cittadina. Grazie alla rapidità dei Guerrieri delle Sabbie siamo velocemente risaliti verso nord, attraverso le selve del Gran Querceto, evitando Sentinella.
Altezza, ormai nulla ci separa dalle mura di Dimora!

I Guardiacaccia Riferiscono a Dimora sull’avanzata del Patto del Sole.
Mio Signore,
la situazione ad est non è delle migliori. Litoranèa, ormai depredata dai barbari, è stata infine luogo di sbarco per le rapide navi brinniche che sono calate dal Nord. Numerosi armati si stanno dirigendo verso la Strada del Re per unirsi alle truppe meride, guidate dallo stratega Demetrio, che sono riuscite a risalire da sud eludendo l’esercito del Barone Della Torre. Gli invasori sono accampati non lontano da Dimora.
Che gli Dèi ci salvino!

A Vigezia Giunge un Dispaccio dalla Costamagna, gli Armati di Neenuvar, Meridia e Altabrina Marciano Congiunti Verso Dimora.
Mia Basilissa,
ormai le truppe nemiche si sono riunite. Il trucco degli Elfi ha funzionato e sono riusciti a sbarcare lungo la
Costamagna e a ricongiungersi con i loro alleati. Uno stolto Capitano coronense ha tentato di contrapporsi da solo alla loro flotta e come era evidente è morto, la sua bella nave colata a picco, che spreco! Tra i superstiti moribondi abbiamo salvato un Roncaglia, Cavaliere dei Vignalba, ma è monco e febbricitante, difficile che sopravviva.
Ormai l’esercito unito di Meridia, Neenuvar e Altabrina marcia su Dimora.
Stolti, stolti, ancora una volta stolti i Coronensi! Ma immagino che in fondo, se non fossero così facili da raggirare, non sarebbero utili sullo scomodo Trono delSole. Attendo vostri ordini su come sabotare il nemico.
>> Per Ardua Ardens

Un Dispaccio da Vesta Informa re Aureliano sul Fronte Valniano, i Rinforzi da Nord Stanno Arrivando.
Sire,
come avete ordinato non solo i Brumiani si muovono verso sud per raggiungere Voi ed i Venali al torrente Placo, ma anche i Valniani sono riusciti a spezzare l’assedio per il tempo sufficiente a far passare buona parte delle loro truppe, che ora marciano per darVi manforte. Solo il Magnifico è rimasto con un piccolo drappello di valorosi a difesa della città.Presto arriverà il momento in cui ricacceremo gli uomini del Patto ed avremo giustizia. Possa Canuto proteggere Voi e le Vostre schiere!


A Meridia Giungono Notizie dalla Costamagna, la Battaglia è Imminente.
A Sua Maestà Aristarco degli Alessandridi,
i barbari del nord hanno catturato un messaggero: pare che i Brumiani ed i Valniani stiano marciando da nord per unirsi lungo il torrente Placo a Coronensi e Venali.
È lì che il giovane Gastaldi vuole darci battaglia ed è lì che troverà la sua fine.
Si dice che sia tanto impaurito da aver costretto Edoardo ad inviargli tutte le sue truppe e rimanere da solo a sostenere l’assedio di Vesta, dove ora non ci sono che gli abitanti della città a presidio delle mura. Sono impaziente di vedere le teste degli uomini di Corona sulle nostre picche e così tutti i nostri uomini.

Lo scontro finale

La Battaglia dei Campi Plachi.
”Il giorno è giunto!” Così cantavano gli Eredi di Neenuvar marciando verso Dimora: antica capitale di tempi perduti, memoria tangibile e dolorosa di violenze e soprusi. Al loro fianco stavano i possenti barbari di Altabrina, indomiti e fieri pregavano gli Spiriti di tutte le cose affinché la battaglia fosse buona, o la morte lieve.
In testa all’esercito, Temistocle degli Alessandridi guidava i Meridi verso la vittoria, verso il fuoco che distrugge e purifica, verso un regno nuovo e giusto.
Vesta era cinta d’assedio dalle truppe del Patto del Sole, all’interno delle poderose mura il Magnifico ed i suoi Paladini erano pronti a resistere con la forza e con la fede, o a perire nel tentativo.
Sua Maestà Aureliano dei Gastaldi, ad estrema difesa della città di Dimora, aveva chiamato a sé le truppe che gli erano fedeli e lungo la Strada del Re marciavano coraggiosamente ad incontrare l’invasore. Guerrieri brumiani, valniani e venali stretti a difesa del giovane Re, la speranza li rendeva uniti, la vendetta li faceva forti.
Nel luogo in cui già in passato si era combattuta una grande battaglia, furono ancora una volta decise le sorti delle Terre Spezzate. Era presso i Campi Plachi che l’Asse Tetradico e il Patto del Sole si preparavano allo scontro finale.

La vittoria dell'Asse Tetradico


L’armigero Alarico Braganza Riferisce ad Alarico D’urso, Signore di Castelbruma.
Principe, vi porto notizia di una grande vittoria dai Campi Plachi!
Le armate del Patto sono state schiacciate e in rotta, con un alto numero di morti e prigionieri.
Lo stesso Principe Temistocle è stato abbattuto sul campo e si è dovuto inginocchiare dinnanzi al Re, sono riusciti a fuggire solo Falcobrando e un pugno di uomini che erano nostri prigionieri.
Purtroppo la vittoria ha richiesto un alto tributo di sangue: i nostri Cacciatori, praticamente gli unici esploratori del nostro schieramento, hanno condotto una pressante azione di avanguardia per sorvegliare le nostre risorse e individuare quelle del nemico, ma ciò li ha esposti anche a grossi pericoli. Tre di loro infatti, incluso Branto, il Primo Cacciatore, sono morti per mano di alcune creature demoniache che infestavano la zona.
Il comando di Re Aureliano è stato forse fin troppo prudente, tenendoci a lungo sulla difensiva, ma siamo riusciti fin da subito a metterci in una posizione di vantaggio catturando più di una decina di prigionieri, incluso il Principe Falcobrando. Solo mentre ci stavamo recando al campo di battaglia le forze del Patto hanno colto di sorpresa la nostra retroguardia, catturando tra gli altri il Duca Alanera e Dagoberto. Hanno inoltre ferito a morte e lasciato morire Ser Teobaldo, prode Paladino valniano.
Valleterna ha ottenuto dal Re di poter esigere giusta vendetta.
Lo scontro è stato rapido e violento e la nostra superiorità indiscussa, ma proprio durante lo scontro qualche nemico è riuscito ad avvicinarsi ai nostri prigionieri e a farli scappare, incluso Falcobrando. Al termine della battaglia il Re si è poi dimostrato magnanimo con Valniani e Venali, quindi siamo andati anche noi a battere cassa: alla richiesta di avere l'Oltrespina il Re mi ha risposto che, quando sarà il momento di sedersi ad un tavolo con i vincitori, non dimenticherà ciò che Castelbruma ha fatto. Mio Signore, spero che il sangue speso non sia stato vano.

A Vesta Giunge Notizia della Vittoria dei Campi Plachi.
Principe, abbiamo vinto la guerra, ma a quale prezzo! Teobaldo si è aggiunto alla lunga e triste lista dei nostri caduti, e le nostre città sono in rovina...
Il Re però ha riconosciuto il nostro valore ed i nostri sacrifici, e ha dato la sua parola che farà ricostruire tutte le nostre città distrutte dalla guerra. Inoltre, la concordia religiosa sarà bandita dalle Terre Spezzate, e non un solo eretico potrà più officiare le proprie empie cerimonie nella nostra bella terra. La battaglia è stata dura, ma la nostra superiorità ha avuto la meglio sulla vigliaccheria di coloro che ci hanno attaccati alle spalle, contravvenendo ad ogni regola cavalleresca.
Che gli sventurati ora nostri prigionieri paghino col loro sangue ogni singola goccia di quello versato da noi Valniani! Giustizia sia fatta.

Barduccio il Gentile Riferisce alla Nentari Malwen Elensil sulla Sconfitta.
Nentàri, Ani apsene .
La guerra è persa. L'assassino di Yavaldaron ed i suoi alleati hanno vinto, ed ora come cani rognosi si spartiscono la terra dei nostri Padri.
Merin quete canwa , è bene che io racconti con ordine. Giunti sul luogo dello scontro, ci siamo riuniti ai nostri alleati. A causa dell'assenza della nostra Lassilantar, mi sono visto costretto a prendere il comando dello schieramento del Patto del Sole, ed ho così dato ordine di trovare ed assoldare tutti i mercenari presenti, per tentare di compensare, almeno di un poco, il nostro svantaggio numerico.
Sa nie ùmara , purtroppo si è dimostrato tutto inutile.
Le truppe dell'Asse hanno guadato il Placo ed assalito le nostre fila, catturando più della metà di noi, compreso il Principe Falcobrando. Abbiamo utilizzato le ultime ore prima della battaglia per liberare più prigionieri possibile e tentare, in qualche modo, di assottigliare i ranghi nemici. Con fortuna, siamo riusciti a riavere con noi i migliori guerrieri tra i nostri mercenari ed a catturare Ser Teobaldo e il Duca Odoacre Alanera.
Uno sforzo vano. Nella battaglia, inferiori per numero e qualità degli uomini, siamo stati travolti dall'Asse. So che molti dei nostri alleati sono caduti, sopratutto a causa della sadica ferocia di Valniani e Brumiani, che vagavano per il campo di battaglia come avvoltoi a strappare i bendaggi dalle ferite ed a tagliare gole inermi. Piangiamo i nostri caduti, Nìryan an nurwelya .

Fra’ Cassio, dell'ordine dei Confratelli Erranti, Indirizza al suo re una Preghiera.
Vostra Maestà!
Grazie alla Vostra Fede, che mai ha vacillato, Voi siete stato benedetto dai Quattro e la vittoria è infine Vostra. Solo qualche giorno fa, amare notizie suonavano come campane a lutto tra le fila della nostra gente. Ora stanno festeggiando la fine di una guerra, onorano il sacrificio dei propri uomini, e sperano che questo non sia stato vano. Ricordiamo dunque i caduti e chiediamo ad Aeterna un giusto riposo per loro.
È il momento, mio Re, di ricostruire e di infondere nel vostro popolo una nuova speranza, guidata dalla saggezza, intima essenza di Sidereo. Guardate aldilà dei Campi Plachi, vedrete fame e povertà e distruzione, ma anche gente disposta a sacrificarsi per Voi e per la propria terra. Già un fabbro è al lavoro per costruire nuovi aratri, in cuor suo trabocca Canuto. Più in là, in terre lontane, la gente soffre le nostre stesse pene, mio Signore, possano allora tornare la giustizia e l’equilibrio, affinché Letizia ci delizi ancor con una dolce e profumata primavera.
Laudate Tetrade omnes gentes.

Il Barone Bonifacio Vitiniano III Cipridi si vanta della vittoria
Siamo contenti dell'esito della Guerra, non poteva andare altro che così! Siamo Venalia, non una accozzaglia di donne meride con veleni nascosti negli anfratti del corpo devastato dalla sifilide... Mia Signora, potevamo solo vincere!

Epilogo

La fine della Guerra

Epilogo, parte I

Avvenimenti successivi alla Battaglia dei Campi Plachi nelle terre di Corona del Re.
Il giovane Principe Aureliano dei Gastaldi divenne Re nel quinto giorno della seconda decade di Sferzato.
Nella vasta piana dei Campi Plachi, ispirati dalla fede nella Tetrade, i fedeli sudditi del legittimo erede alTrono avevano sconfitto i ribelli. Aveva scelto male gli alleati il traditore Aristarco, gettando suo fratello in una guerra senza speranza, anche il suo stesso sangue ora era costretto a rinnegarlo. Per prendere il Trono del Sole gli alleati del Leone giunsero da tutti gli angoli del Regno. L’astuzia e l’ardire più che la forza permisero ai fedeli del nuovo Alessandro di minacciare Dimora. Sulle nere navi brumiane avevano veleggiato gli Eredi, oltre la flotta che li aspettava, fino agli ampi golfi del ventre di Corona; dalle gelide acque del Golfo Grande i figli dei Clan erano giunti bramosi di bottino e gloria; dalle buie selve era emersa la Volpe del deserto, amato dai suoi, temuto dai nemici, niente ne aveva arrestato la corsa sino al cuore del Regno.
La Corona, battuta in velocità e in astuzia, rispose con la forza e la fede. Travolti sul campo di battaglia, i Mahtaren non poterono giocare di nuovo la flotta del Re. L’Incudine, un tempo ammiraglia brumiana, e le sue sorelle finirono nelle mani dei loro veri artefici o in quelle, bramose, dei Capitani di Dimora.

Si dice che solo un grande generale sappia riconoscere la sconfitta prima che questa abbia luogo. Dev’esserlo davvero quel Demetrio da Piazza del Sole, se è vero che, prima della disfatta, era già scomparso nella Selva dei Lupi. Codardo o maestro della guerra? I suoi Signori lo giudicheranno.
Il fratello del grande traditore fu preso prigioniero nella battaglia dei Campi Plachi, ma sfuggì invece alla cattura il Principe dei Pirati. Si dice che giacesse legato, ma che con gli occhi scagliasse maledizioni contro i suoi carcerieri e d’un tratto, mutatosi in falco, abbia preso il volo e guidato la flotta brinnica al sicuro rifugio della Gargiarocca.

Epilogo, parte II

Cio' che accadde nelle terre di Valleterna e nell'Oltrespina
E avvenne che al termine dell’inverno, nel mese di Sferzato dell’anno 1259 dalla caduta di Altamar, un esercito brumiano valicò il Passo delle Tempeste. Una volta nella storia gli Armigeri della Torre discesero a sud non per muover guerra ai nobili Paladini di Valleterna, ma per spezzare l’assedio della Gemma del Nord. La bella Vesta era accerchiata dai guerrieri di Neenuvar e dai Clan brinnici, condotti in battaglia dal Bastardo di Alarico d’Urso. Così il padre venne a salvare un figlio e a punire l’altro, sanguinario e ribelle. Alcuni dicono che all’alba, quando gli Armigeri assalirono il campo di Neenuvar e il Magnifico, alla testa dei suoi Paladini, uscì alla carica dalle mura, im Mahtaren non trovarono il loro generale nella sua tenda, nella notte il giovane era scomparso. Senza guida i barbari e i figli degli Elfi si dispersero, gli uni fuggirono a sud, gli altri nelle fitte foreste di Valleterna. Quando la battaglia finì, soli padroni del campo restarono i Valniani.
Alarico D’Urso e i suoi tetri guerrieri non avevano inteso fermarsi ad incontrare i nemici di un tempo, erano già in marcia verso ovest, ché l’Oltrespina non poteva attendere. Alcuni Capitani e Cavalieri dell’Ordine gridarono al tradimento e incitarono il loro Signore ad inseguire i Brumiani e conquistare una volta per tutte le terre ch’erano state del Cavaliere Nero e che spettavano a Valleterna. Ma Edoardo dei Castamanti volse lo sguardo a sud e vide la sua terra occupata dagli invasori. Sidereo lo illuminò all’istante: la verità è che il primo dovere di un seguace del Perfettissimo è proteggere i suoi fratelli. I Valniani si affrettarono dunque verso Monfiore.
Con grande meraviglia la trovarono libera dagli invasori, il Vescovo Arturo III dei Ludovici attendeva fiero il Principe Edoardo, di nuovo padrone della sua città. Per una volta fu chiaro anche alle genti di Valleterna che i figli degli Elfi non spargono facilmente il sangue degli amici e dei nemici. A loro gli Eldar hanno insegnato la clemenza, come il Profeta cercò di fare con gli uomini. Non si fermò in quel luogo la corsa a meridione delle armate di Edoardo, il villaggio di Castamante faceva ardere gli animi valniani, l’ansia di liberare l’ultimo lembo di terra nelle mani degli invasori li fece marciare senza sosta e giungere in due giorni e due notti all’ambita meta. Videro allora lo Stretto del Cimento spezzato da una lingua di fuoco, bruciava sul mare il ponte di barche di Neenuvar. Valleterna era libera e, quando si spense l’incendio sulle acque, così fece anche quello divampato nell’animo valniano, i Paladini accorsi da Vesta trovarono finalmente la pace nel sonno.
Non era trascorsa una decade dalla battaglia dei Campi Plachi che il Signore di Vesta piantava il proprio vessillo a Castamante e un altro Signore, dall’animo e dai colori più tetri del primo, di nuovo innalzava il suo sulle foreste dell’Oltrespina.

Epilogo, parte III

Cosa accadde nelle terre di Venalia e Meridia
Non sono in pochi a chiedersi se gli eredi dell’Impero del Sole soffrano più per l’indipendenza di Venalia, antica provincia del loro Regno, o per aver fallito nel riprendersi il Trono del Sole.
Certo questa volta c’erano andati vicini a mettere fine all’una e conquistare l’altro. Per loro sfortuna l’ardimento di alcuni Capitani e l’astuzia di altri infransero tali maestosi sogni di gloria. Davvero il Barone Magno Demone Cipridi è un maestro d’ingegno e d’intrighi, oltre che, com’è noto a tutti, il simbolo stesso della fedeltà alla sua terra. Con arguzia senza pari il Prudente aveva attirato nella sua città un intero esercito merida, si era finto prono ai desideri dell’invasore con tale accondiscendenza che nessuno avrebbe potuto dubitare della sua volontà d’arrendersi.
Ma una notte, meno d’una decade dopo la battaglia dei Campi Plachi, durante l’ennesimo banchetto in onore dello Stratega merida, questi era stato condotto, invece che alle dolci stanze imbandite d’ogni leccornia, alle profonde galere di Calastea, non più ospite immacolato, bensì prigioniero. Nel resto della città le puttane invece di stringere le cosce attorno ai fianchi dei Guerrieri della Sabbia, puntavano coltelli alle loro gole, i cortesi bottegai si rivelavano arditi patrioti e i Miliziani disarmavano gli attoniti Meridi. Di lì a un paio di giorni giunse a Vigezia un messaggero per annunciare la vittoria e la salvezza di Calastea, e dire che era parecchio tempo che messi dal Barone Cipridi non se ne vedevano affatto a Corte…
Ad oriente le armate della Corona compresero il trucco giocatogli dalla Volpe del deserto quando ormai era troppo tardi per acchiapparla. Così, all’udire della vittoria del giovane Re, la Cappa Celeste Quinto della Torre decise ch’era tempo d’impiegare utilmente le armate al suo comando. Discesero verso Lisandria le Guardie Reali e i Miliziani venali e la trovarono in mano ad una sparuta pattuglia d’armati meridi; il loro capitano, Ser Filippo d’Irradia, s’arrese dal letto in cui era costretto per via d’una grave malattia che durante l’inverno aveva falciato la popolazione e la guarnigione merida. La sfortunata Lisandria fu dunque aggirata dalle armate del Re, non un soldato volle entrare e darsi al saccheggio, che il fetore della morte si fiutava già fuori le mura. A marce forzate si diressero dunque verso sud, la guerra era già finita, ma la flotta d’oriente giaceva alla fonda nel porto d’Irradia.
Facilmente fu vinta la resistenza merida, Guerrieri della Sabbia ve n’erano ormai pochi rimasti in patria. Un grande bagliore illuminava il cielo sopra la città, non è poco il legname che può alimentare il rogo d’una flotta, l’ammiraglio Melezio Themelioni bruciò vivo con l’intera squadra orientale e qualcuno commentò che il ruggire delle fiamme pareva davvero quello di un leone morente.

La pace ritorna nelle Terre Spezzate

"La guerra è finita! Evviva il Re! L'invasore è battuto!"
Queste erano le grida di giubilo che risuonavano per tutta Dimora, dalle strade lastricate ai vicoli più bui, dai palazzi alle botteghe. Re Aureliano dei Gastaldi aveva sconfitto sul campo le armate del Patto del Sole e costretto all'obbedienza Temistocle degli Alessandridi, il fratello del pretendente al trono Aristarco. Nobili e plebei di Meridia, Neenuvar e Altabrina non avevano potuto far altro che accettare la sconfitta e giurare fedeltà al nuovo Re.
Di città in città, di villaggio in villaggio, attraverso fiumi, campi e monti si sparge la notizia della disfattadel Patto del Sole e del nuovo ordine ristabilito sulle Terre Spezzate. In tutto il regno le armate ribelli si sciolsero come neve al sole e tornarono alle loro case,fattorie, botteghe tanti coraggiosi che si erano improvvisati guerrieri per rispondere al richiamo del loro signore.
In quei giorni le voci erano incerte, ma si disse che Aristarco degli Alessandridi fosse fuggito da Piazza del Sole e che ormai più nessuno si opponesse al giusto dominio della Casa Gastaldi. Nella sua magnificenza, il generoso Aureliano aveva graziato centinaia di guerrieri nemici e liberato tutti i prigionieri catturati alla battaglia dei Campi Plachi, permettendo loro di fare ritorno a casa. Difficile immaginare con quale piglio il giovane Re Aureliano dei Gastaldi avrebbe governato in futuro su uomini e terre, ma una dolce certezza rincuorava gli animi provati dalle asprezze della guerra, dopo mesi di lotta e sofferenze le Terre Spezzate erano di nuovo in pace.